Rispettare la volontá di chi abortisce: Fondamenta nei tribunali di Roma e Brescia al fianco delle donne nei casi dei cimiteri per feti
Nel caso di Roma e in quello di Brescia le parti ricorrenti, sebbene da presupposti apparentemente opposti, arrivano a rivendicare la stessa tutela, il diritto a ricevere una corretta informazione e a compiere una scelta consapevole. In entrambi i casi le autorità hanno agito in totale spregio della volontà delle donne e delle famiglie, a Roma seppellendo senza autorizzazione, a Brescia rimuovendo, sempre senza alcun consenso, sepolture richieste e volute. Per questo i legali e le legali di Fondamenta hanno deciso di mettere loro a disposizione il proprio patrocinio/ di mettersi a loro disposizione
I fatti
Nel 2020 scoppia, a Roma, il caso dei “cimiteri degli angeli”: in un cimitero capitolino si scoprono esposti, su croci di metallo e senza alcuna autorizzazione, i nomi e i cognomi di migliaia di donne che hanno fatto ricorso all’interruzione di gravidanza. Tra loro Francesca Tolino, che di fronte a questo grave abuso delle istituzioni decide di contattare i nostri legali.
I risultati della nostra azione legale a Roma
Il caso diventa così una questione civica, da noi portata in Tribunale con un’azione popolare nell’interesse non solo di Francesca, ma di tutte le cittadine e i cittadini di Roma. Lo strumento dell’azione popolare, previsto dal Testo unico in materia di Enti locali, in forza del quale ogni elettore o elettrice può far valere in giudizio le azioni o i ricorsi che spetterebbero al Comune o alla Provincia, segna per noi una scelta precisa: ad essere colpita da queste violazioni è l’intera comunità cittadina, oltre alle singole donne coinvolte che hanno diritto ad un risarcimento personale. Quello che chiediamo è un chiaro ravvedimento di tutte le Istituzioni implicate e una modifica delle procedure fin qui adottate.
Contemporaneamente il Garante della Privacy, grazie alle prove e testimonianze raccolte, avvia un’istruttoria che si conclude con una condanna di Roma Capitale e AMA S.p.A. a una sanzione di diverse centinaia di migliaia di euro e con un ammonimento per l’ASL Roma 1.
Il Comune di Roma e vari altri comuni italiani non in regola con le sepolture dei feti e dei prodotti del concepimento corrono ai ripari per eliminare la riferibilità non autorizzata delle sepolture alle interruzioni di gravidanza.
L’Assemblea Capitolina, raccogliendo anche i nostri suggerimenti raccolti durante un’apposita udienza in commissione, vara il nuovo regolamento cimiteriale che difende la libertà di autodeterminazione e la privacy di tutte le persone coinvolte.
Ma non è finita. Urgente è soprattutto un intervento della Regione Lazio che vari un apposito protocollo rivolto alle proprie aziende ed enti, che indirizzi ogni procedura sanitaria alla informata e consapevole autodeterminazione delle donne.
Cogliendo ogni disponibilità ed impegno delle istituzioni, continuiamo in ogni caso a lavorare per far cessare le ragioni della nostra azione civile presso il Tribunale di Roma e ottenere finalmente quanto cittadine e cittadini hanno diritto a veder loro riconosciuto:
“Abbiamo posto le armi del diritto al servizio dei diritti, per ricordare che la libertà di scelta delle donne non può ritrovarsi crocifissa e negata in una qualsiasi fase dell’interruzione volontaria di gravidanza: dalla prima visita alla sepoltura del feto”.
Francesco Mingiardi e Giulia Crivellini, legali dell’azione popolare al Tribunale di Roma
L’azione legale a Brescia
Alla luce dei fatti di Roma, il Comune di Brescia decide di superare il problema alla radice rimuovendo quasi 2.500 tombe dal Cimitero Vantiniano, in modo da eludere le conseguenze di quella grave violazione della privacy, in seguito condannata dal Garante della Privacy il 22 giugno 2023, e le possibili domande risarcitorie delle donne la cui privacy era stata violata.
Dopo questa esumazione di massa, siamo stati contattati dalle famiglie che sostenevano di non essere state correttamente informate dell’esumazione. Famiglie che hanno scoperto delle esumazioni solo in seguito, quando si sono recate al cimitero, per lo più il 2 novembre, in occasione del giorno dedicato alla commemorazione dei defunti. Tra loro, anche donne che hanno sofferto aborti spontanei e i loro cari. Persone legate alle sepolture di quelli che considerano i loro figli non nati. In qualche caso, persone che nei riquadri interessati dall’esumazione di massa hanno seppellito un figlio nato vivo e poi perso in conseguenza di complicanze mediche successive.
Riscontrati molti profili di illegittimità del procedimento amministrativo, abbiamo provveduto a denunciare i fatti alla procura della Repubblica di Brescia, che ha avviato l’indagine mettendo sotto sequestro il cimitero. Il PM ha chiesto il rinvio a giudizio lo scorso luglio. Le persone offese si sono costituite parte civile contro i responsabili del Comune di Brescia.
I reati contestati sono abuso d’ufficio, violazione di sepolcro, vilipendio di tombe, vilipendio di cadavere e distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere.
Approfondimenti giornalistici
DOMANI – Il podcast d’inchiesta “20 settimane”: nel girone dei cimiteri dei feti
AL JAZEERA ENGLISH – Inchiesta con Francesca Tolino e Francesco Mingiardi